CMIS – Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari
Sintesi finale della riflessione teologica degli Istituti Secolari di tutto il mondo
Sintesi finale della riflessione teologica degli Istituti Secolari di tutto il mondo
Sintesi finale della riflessione teologica degli Istituti Secolari di tutto il mondo
“Noi, che abbiamo le primizie dello Spirito” (Rm 8, 23)
Con queste pagine vogliamo presentare il risultato del percorso teologico che ci ha impegnato negli ultimi mesi. La consacrazione secolare è vocazione che ha le sue radici teologiche nel Battesimo: è infatti la consacrazione battesimale che apre alla vita di Dio come comunione.
Il 2 febbraio 2022 ricorrerà il 75° anniversario della Provida Mater Ecclesia che dava vita agli Istituti secolari (femminili, maschili e sacerdotali) conferendo loro piena legittimazione e dischiudeva nuove prospettive a questa forma vocazionale di consacrazione “nel secolo”, da tempo sperimentata all’interno di Associazioni o di cosiddetti Sodalizi apostolico-spirituali.
Tutti i Papi hanno mostrato pubblica stima per gli Istituti secolari fino ad oggi.
SI TRATTA ORA di dare un dinamismo nuovo a questa vocazione nella Chiesa di oggi e di domani. Abbiamo un grosso patrimonio di storia, di esperienza, di testimonianze scritte. Tutto questo va messo al servizio dei bisogni del mondo che vive delle sfide spirituali nei vari contesti socio-culturali in cui si trovano i membri degli Istituti secolari (IS).
Riassumiamo qui alcune sottolineature teologiche sulla SECOLARITÀ che riconosciamo come specifiche e comuni a tutti gli IS.
Primo punto: la secolarità rimane la “ragion d’essere” degli Istituti secolari (Motu Proprio Primo Feliciter, paragrafo 5).
Primo punto: la secolarità rimane la “ragion d’essere” degli Istituti secolari
Quindi la secolarità esprime insieme la nostra “identità” (come battezzati chiamati) e la nostra “missione” (come consacrati mandati).
La secolarità indica un carisma specifico all’interno della complessità dei doni che edificano la Chiesa di sempre ma che è stato riconosciuto, solo di recente dal Magistero, come particolarmente attuale.
Identità, missione, carisma specifico, attualità: intorno a queste quattro parole si deve descrivere la profezia che anticipa e prefigura il Regno di Dio.
Secondo punto: il necessario aggiornamento della formulazione del contenuto teologico.
Secondo punto: il necessario aggiornamento della formulazione del contenuto teologico
Papa Francesco, condividendo il pensiero di Paolo VI, ci ha ricordato: «Il vostro permanere nel mondo non è semplicemente una condizione sociologica, ma è una realtà teologale che vi chiama ad uno stare consapevole, attento, che sa scorgere, vedere e toccare la carne del fratello».
Vogliamo approfondire il senso di presenza nel mondo come realtà teologale.
Tutti nasciamo e viviamo nel mondo. Essere nel mondo è la condizione comune.
Questa condizione non ha nessuna “alternativa”. Si rimane nel mondo anche quando si fugge il mondo. Da questo punto di vista, la secolarità è la condizione umana.
La secolarità per gli Istituti secolari non indica la condizione dell’uomo che nasce nel mondo, ma la condizione di chi questo mondo lo abita “da figlio di Dio” e che considera questo mondo come un dono da trasfigurare. Il consacrato in un IS è un cittadino di questo mondo che, dal battesimo e dalla consacrazione, ha ricevuto in eredità la missione di esercitare la creatività tipica dello Spirito Santo, “Signore che dà la vita” rimanendo nel mondo.
È possibile essere nel mondo da creatura nuova, e questo significa con uno stile di vita nuova. Un membro di un Istituto Secolare vive questa novità nell’impegno dei consigli evangelici di povertà, obbedienza e castità che lo rendono una sfida vivente per i suoi fratelli e sorelle in umanità.
In questo senso, la consacrazione continua il movimento dell’incarnazione del Signore. La storia degli Istituti secolari è ricca di testimonianze di come un membro di un IS ha saputo assumere una professione particolarmente delicata e ne ha rivelato le potenzialità al servizio del Regno di Dio, procurando bene e dignità. Oppure ha saputo abitare in condizioni di opposizione alla fede, suscitando benevolenza e stima nei confronti dei cristiani. Le strutture e le regole dentro le quali vivono i membri degli IS sono quelle del “mondo”. Queste devono diventare luogo di salvezza e trasformarsi in occasioni di novità del Regno!
Allora, la condizione di tutti (la morte) può essere trasformata in compimento di un cammino di luce (ingresso nella vita eterna).
La secolarità è un carisma spirituale se il consacrato sa essere obbediente alle leggi del Tempio (come Gesù mentre è presentato per la circoncisione) e sa essere libero dal Tempio (come Gesù che ne rivela l’inconsistenza se Dio non è adorato nel fratello). Concretamente questo significa che la secolarità fa sì cheun membro di un IS possa essere obbediente al mondo in cui vive (nel senso che non si distingue dagli altri) e contemporaneamente possa sentirsi libero dalle dinamiche di morte del mondo in cui vive (si distingue in quanto consacrato).
Terzo punto: le sfide che sono contenute nel nome “Istituti Secolari”.
Terzo punto: le sfide che sono contenute nel nome “Istituti Secolari”.
Istituti: l’istituto, per definizione, si regge su regole condivise. Lo specifico del nostro carisma invece è il carattere creativo della nostra presenza a seconda delle condizioni in cui ciascuno vive.
Un membro di un IS può vivere da solo o inserito in un “gruppo di vita fraterna” (Codice Diritto Canonico 714) ma è sempre un testimone della comunione trinitaria nella comunione fraterna (cfr. enciclica Fratelli tutti).
A motivo della nostra consacrazione siamo stati assimilati di più ai religiosi mentre la “laicità” sana è stata la nostra profezia di inizio. Il nostro carisma è essere laici cristiani consacrati. La secolarità consacrata non può essere confusa con il secolarismo!
Secolari: La secolarità è comunque difficile da capire e da vivere. Un membro di un IS, per molti, continua a essere un “non religioso”.
Emilio Tresalti (Istituto secolare “Cristo Re”), scomparso di recente e di cui possiamo ricordare la testimonianza luminosa e incisiva, insisteva nel dire che dalla comprensione della dimensione secolare dipende la credibilità stessa della vocazione a diventare membro di un Istituto Secolare. “Non essere religiosi”: non può essere questo, oggi, il senso della vocazione alla secolarità!
Secolarità per oggi?
Secolarità per oggi?
Vogliamo seguire due piste teologiche: la presenza nel mondo e la trasfigurazione del mondo.
- Secolarità e laicità consacrata sono un modo di presenza nella Chiesa, un modo di essere nel mondo come seme e lievito.
C’è un passo nuovo da fare. In origine abbiamo scelto di uscire fuori dalle sacrestie per rendere presente Gesù nel mondo. Oggi il movimento di uscita deve essere completato da un impegno a rendere presente il mondo nella Chiesa di Cristo. Molte questioni esistenziali sono arrivate in ritardo sulle scrivanie dei vescovi. Noi abbiamo vissuto in anticipo molti cambiamenti. Ma la nostra esperienza non ha arricchito sufficientemente la Chiesa. Il movimento profetico che ci interpella oggi è il passo successivo a quello che ci ha visto nascere. Questo non vuole dire tornare in sacrestia, ma essere “antenne” che trasmettono messaggi! Ricordiamo le parole che Papa Francesco ha detto agli Istituti italiani il 10 maggio 2014: «Voi siete come antenne pronte a cogliere i germi di novità suscitati dallo Spirito Santo, e potete aiutare la comunità ecclesiale ad assumere questo sguardo di bene e trovare strade nuove e coraggiose per raggiungere tutti». La consacrazione secolare come qualità di presenza potrebbe significare essere occhi che vedono lontano, per camminare con chi non sa più in che direzione andare. Occhi e intelligenza per leggere con chi non sa leggere i segni dei tempi, i movimenti della storia.
Per noi diventa basilare compiere lo sforzo di una lettura seria ed approfondita della realtà per poterne intercettare i bisogni e ritrovare la buona abitudine di leggere i bisogni del tempo per operarvi un discernimento storico e comunitario continuativo e, attraverso di esso, lasciarci sollecitare a cercare forme adeguate per vivere, oggi, il proprio carisma.
2) L’attualizzazione del carisma va adeguata ai bisogni del tempo.
Bisogna dunque che intorno alla secolarità si faccia anche una seria riflessione circa l’attualità della nostra presenza e chiederci se essa rimane una modalità “significativa” per vivere il vangelo.
L’enciclica Fratelli tutti ha messo in chiaro che il degrado sociale ed ecologico in cui versa il mondo di oggi (capitolo I) è anche il risultato di un modo sbagliato di vivere la religiosità (capitolo II). Nel capitolo II, Papa Francesco indica il Samaritano come figura di chi considera l’altro (il ferito) la priorità assoluta della sua vita. Non il mondo (la cattiveria dei briganti) ma la religione che si astrae dal fratello è denunciata da Gesù in questa parabola.
Fratelli tutti
Ricordiamo ancora, a proposito della trasmissione del carisma degli IS, che non è studiando e approfondendo i testi fondativi che si ritrova slancio e si trovano vocazioni! No. Il carisma si trasmette da persona a persona che rivela la sua relazione con Cristo.
Il carisma è un seme e come tale ha lo stesso destino del lievito: è nascosto. Ma ha una sua visibilità. Si vede, a suo tempo, non nel seme ma nel frutto maturo. Si vede nel lievito della pasta del pane “appetibile” perché ha profumo e sapore.
La secolarità consacrata non significa assenza di qualunque espressione confessionale: significa epifania (manifestazione) della bellezza che abita il cuore. Significa rivelazione dell’amore di Dio per l’umanità. Non apologia (discorso contro chi non crede per convincerlo di credere). L’apologia divide. La bellezza attira e unisce come l’amore.
Questa logica della secolarità consacrata va riscoperta: essere lievito di verità, di gioia, di bontà e di bellezza, di comunione di vita che sconfigge il virus dell’individualismo (cfr. Fratelli tutti). Non si tratta più di enfatizzare sul tema del nascondimento ma di approfondire il fatto che il consacrato è presenza di Dio nel mondo.
Sul mondo che Dio ha creato e che ama, scende sempre lo Spirito Santo e, come nei sacramenti, tramite la preghiera e la presenza dei cristiani, il creato può diventare espressione di comunione fra gli uomini (e non principio di guerra).
La visione cristiana della persona umana esplicita tre novità rispetto al mondo: a) la persona umana non nasce nel mondo come se il mondo fosse l’unico orizzonte della sua identità (per il battesimo, siamo figli di Dio Padre); b) la persona umana non si realizza nel limite di un tempo che è quello dell’individuo (la persona è costituita dalla relazione); c) la persona è partecipe di una storia che è quella del corpo di Cristo (la storia della Chiesa come comunione dei santi).
Si è nel mondo per testimoniare che il mondo è benedetto e amato da Dio e si è consacrati perché la creazione possa avere beneficio dalla “manifestazione dei figli di Dio”, come dice san Paolo nella Lettera ai Romani (capitolo 8): “La creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio” (v. 19), “per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio” (v. 22). E con essa, “anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito” (v. 23).